TANZANIA: UN MONDO DA SCOPRIRE
La Repubblica Unita di Tanzania è uno Stato dell'Africa orientale, sub-equatoriale.
Confina a nord con Kenya e Uganda, a ovest con Ruanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo, e a sud con Zambia, Malawi e Mozambico, mentre a est è bagnata dall'Oceano Indiano.
Con 947.300 km², la Tanzania è il 31º Paese più grande del mondo.
Dal ritrovamento di alcuni dei più antichi reperti fossili umani si ritiene che circa 10.000 anni fa la Tanzania fosse abitata da una popolazione nativa di cacciatori-raccoglitori colonizzata successivamente dai bantu provenienti dall'Africa occidentale (Nigeria-Camerun), che oggi costituiscono il gruppo etnico principale.
All'inizio del secondo millennio a.C. sulle coste della Tanzania iniziarono a nascere insediamenti commerciali persiani e arabi, questo interscambio culturale fra arabi e bantu contribuì a formare la cultura odierna della regione, e tra l'altro influenzò profondamente la lingua swahili, oggi lingua ufficiale della Tanzania.
Il commercio di risorse provenienti dall'entroterra africano (avorio, oro e schiavi) portò allo sviluppo di grandi città, mentre gli arabi portarono la loro cultura, il loro alfabeto, la loro letteratura, l'Islam e coltivazioni come i chiodi di garofano.
Verso il XVI secolo gli europei, e in particolare i portoghesi, tentarono una prima colonizzazione della costa orientale, ma vennero scacciati dagli arabi. L'interesse dell'Europa si riaccese solo verso il XIX secolo, con esploratori tedeschi e britannici che diedero vita a una serie di missioni esplorative, seguite dai missionari cattolici.
Verso la fine del XIX secolo le diverse potenze europee iniziarono a consolidare le proprie posizioni e dopo la Conferenza di Berlino del 1885 l'odierna Tanzania continentale (insieme con gli attuali Ruanda e Burundi) divenne formalmente Africa Orientale Tedesca, mentre nel 1890 Zanzibar divenne protettorato britannico.
L'amministrazione tedesca portò un periodo di grande sviluppo, costruendo infrastrutture e introducendo nuovi tipi e nuove tecniche di coltivazione; allo stesso tempo, essa fu anche estremamente rigida nei confronti della popolazione locale, soffocando nel sangue diversi tentativi di rivolta fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.
Alla fine della prima guerra mondiale, l'Africa Orientale Tedesca fu occupata dagli inglesi, dopo un lungo periodo di guerra e guerriglia. Al termine della grande guerra, la Lega delle Nazioni assegnò al Regno Unito gran parte dell'ex Africa Orientale Tedesca con il nome di Tanganica. Il mandato britannico fu trasformato in amministrazione fiduciaria nel 1946.
Dopo la seconda guerra mondiale, comunque, iniziò il processo che avrebbe portato all'indipendenza. Fra i principali attori di questo processo ci fu il movimento politico Tanganyika African National Union (TANU), fondato da Julius Nyerere, vero padre fondatore dell’attuale Tanzania.
Nel 1961 il Tanganica ottenne l'indipendenza dal Regno Unito, e sotto la guida di Nyerere 3 anni dopo si fuse a Zanzibar dando vita all'odierna Repubblica Unita di Tanzania. Sotto la sua amministrazione la Tanzania assunse inizialmente un assetto politico ed economico basato su una forma di socialismo agricolo, il successore Hassan Mwinyi intraprese una serie di profonde riforme del paese, abbandonando gradualmente l'impianto socialista e introducendo il multipartitismo, mantenuto fino ad oggi con un governo stabile e democratico.
Dall’ultimo censimento (2012) la popolazione stimata era di 44.928.923 abitanti, con un tasso di crescita annuo intorno al 2%.
La distribuzione della popolazione è molto eterogenea, con densità variabili da 1 persona per chilometro quadrato nelle regioni aride, a 51 per chilometro quadrato sugli altopiani umidi, fino ai 134 per chilometro quadrato dell'isola di Zanzibar. Quasi l'80% della popolazione è rurale.
Dar es Salaam è la più grande città ed è la capitale commerciale; Dodoma, che si trova nel centro della Tanzania è sede del Parlamento ed è la capitale amministrativa.
La popolazione è costituita da più di 120 differenti etnie, di derivazione bantu (Sukuma, Nyamwezi, Hehe-Bena, Gogo, Haya, Makonde, Chagga), tra i popoli nilotici si includono i nomadi Maasai, con presenza anche di Arabi, Indiani, Pakistani, e piccole comunità europee e cinesi.
Sulla costa, cristiani (cattolici e protestanti) e musulmani sono prevalenti con pochi seguaci delle religioni tradizionali (3%). Nell’arcipelago di Zanzibar prevalgono invece nettamente i musulmani (99%), seguiti dai cristiani (1%).
La lingua ufficiale nazionale è lo swahili (derivante dal bantu), mentre come seconda lingua è molto diffuso l'inglese.
In Tanzania, il tasso di mortalità nei primi 5 anni di vita è di 100 ogni 1000. La speranza di vita alla nascita è in media di 50 anni.
La causa principale di morte nei bambini che sopravvivono al periodo neonatale è la malaria, per gli adulti è l'AIDS (si stima che il 7% della popolazione adulta sia infetta). Altre cause di morte nei bambini sono malattie respiratorie e gastroenterite.
Solo il 55% della popolazione ha accesso a fonti di acqua potabile e il 33% ai servizi igienici adeguati.
E' uno dei Paesi più poveri del mondo, Il reddito annuo pro capite nel 2012 è di circa 629 $.
Il 60% della popolazione è privo dell'elettricità e sopravvive con meno di 2 $ al giorno.
L'economia dipende in gran parte dall'agricoltura, (60% del PIL) mentre l'industria pesa circa il 10% del PIL ed è prevalentemente limitata alla trasformazione dei prodotti agricoli.
Nonostante gli aiuti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, le grandi risorse naturali come giacimenti d'oro, i parchi nazionali e il turismo costiero non sono sfruttate appieno e generano poco reddito. Il bilancio dello Stato pertanto è gravato da un onerosissimo debito pubblico (dovuto in parte anche alla corruzione), che limita la possibilità di attuare riforme strutturali. Un settore molto sviluppato è quello del turismo.
Come gran parte dei paesi africani, la Tanzania è caratterizzata da un vasto patrimonio di musica tradizionale, legata soprattutto alla danza e alla ritualità. Le popolazioni della costa, di cultura swahili, hanno una tradizione musicale propria, di influenza araba e indiana, la cui espressione principale è il taarab, un tempo musica di corte dei sultanati omaniti, e oggi entrata nella tradizione popolare e suonata, per esempio, in particolari occasioni sociali come i matrimoni. La sua diffusione ha avuto un ruolo importante nella diffusione dello swahili nell'entroterra della Tanzania e in Africa orientale in genere. L'influsso della musica occidentale, e in particolare afroamericana, ha prodotto il soukous (una rumba africana) e il bongo flava (hip hop africano).
Come in tutta l'Africa subsahariana, in Tanzania le arti figurative sono tradizionalmente legate alla decorazione artistica di oggetti di uso concreto, sia esso pratico (per esempio oggetti di arredamento e indumenti) o rituale (per esempio maschere).
Anche rispetto alle arti figurative esiste una netta distinzione fra la cultura swahili, che anche in questo ambito attinge alla tradizione araba e mediorientale, e quella dell'entroterra, più vicina alle cultura bantu del resto dell'Africa sudorientale.
Nell'arte swahili, influenzata dall'Islam, predominano temi geometrici astratti e l'uso di iscrizioni (originariamente in arabo, oggi più comunemente in swahili o in inglese) come motivi decorativi. Questa tendenza si riflette anche nei capi di vestiario tradizionali swahili, kitenge e kanga, simili ai sarong indiani e decorati tipicamente con arabeschi e proverbi o motti religiosi, politici o morali.
Di tradizione invece strettamente bantu è la produzione di oggettistica in legno intagliato dell'etnia makonde, fra le più raffinate dell'Africa subsahariana.
La più nota forma d'arte figurativa della Tanzania moderno è probabilmente lo stile pittorico Tinga-tinga, uno stile pittorico naïf nato come "arte turistica" ma in seguito divenuto vera e propria scuola d'arte.